Come cambia il Welfare Locale

L’epoca delle transizioni

 

Una certezza caratterizza la nostra epoca: i cambiamenti che stiamo attraversando si susseguono con una velocità mai conosciuta prima nella storia. Più incerti sono invece gli strumenti che possiamo mettere in campo per affrontare quest’instabilità costante, questa continua destabilizzazione. Il nostro mondo ha vissuto tre grandi shock: la caduta della Torri Gemelle nel 2001, la grande recessione del 2008 e la pandemia, con cui facciamo i conti tutt’oggi. Questi eventi hanno messo fine a quell’ epoca iniziata nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, caratterizzata dalla convinzione che la crescita nel libero mercato sarebbe stata costante e avrebbe appagato i desideri di ciascuno di noi riempendoli di beni di consumo. La certezza di vivere cambiamenti radicali e l’incertezza sul futuro sono quindi i pilastri della contemporaneità. In particolare sono 4  le grandi transizioni che stiamo attraversando:

ecologica: stanno cambiando i paradigmi con cui ci relazioniamo all’ecosistema

organizzativo-istituzionale: le forme organizzative tradizionali risultano sempre più lacunose ed inadeguate rispetto alle nuove esigenze

comunitaria: emerge il desiderio di creare comunità, sia fisiche che virtuali, preservando però la propria autonomia

formativa: nessun percorso è oggi in grado di preparare alla complessità che dobbiamo fronteggiare

Il ruolo del Terzo Settore

 

Il cambiamento nasconde sempre rischi ma anche occasioni. In questo senso oggi il Terzo Settore ha il ruolo e lo scopo peculiare non solo di costruire “welfare” ma di farlo creando legami e tessendo fiducia, a partire dalle proprie radici motivazionali e competenze distintive, troppo spesso trascurate in anni di dipendenza dalle rigide logiche pubbliche dell’appalto di servizi.

Per questo On! –  Trasformazioni Generative, con il contributo del Forum Terzo Settore Lombardia e CSVnet Lombardia, ha organizzato un percorso formativo e abilitante alle nuove logiche per la trasformazione del welfare locale. Nel primo dei tre incontri, condotti dal Senior Consultant di On!, Paolo Pezzana, si è discusso di modelli di Welfare, spesa pubblica e nuove prospettive. Da un’analisi della spesa sociale pubblica italiana emerge infatti che il nostro Paese investe una somma non molto dissimile da quella dei tanto elogiati paesi scandinavi. Se però si confronta la ripartizione di questa spesa emerge un disequilibrio tra servizi erogati in maniera diretta e trasferimenti monetari, disequilibrio che è frutto di un modello di welfare nato nel dopoguerra e ormai vetusto. La nostra società è infatti profondamente diversa: sono cambiamenti i modelli familiari, è aumentata l’età media, si è ridimensionata la natalità. La classica distinzione tra before working age, working age e post working age risulta inadeguata in un contesto di continue transizioni e produce servizi sociali inadeguati. Di fronte ad una crescente frammentazione sociale, alla distanza tra bisogni emergenti e risorse pubbliche disponibili e alla scarsa considerazione delle nuove emergenze sociali è necessario appropriarsi di nuove logiche. Il Progetto WILL (Welfare Innovation Local Lab), che coinvolge 13 città del nord Italia, 3 università (Statale di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Bocconi), Ifel, Forum Terzo Settore e KPMG, ne sta sperimentando tre che appaiono centrate e promettenti, illustrate nel percorso:

– sostenere la ricomposizione sociale

– favorire l’incontro tra domanda e offerta

– riformare i bandi pubblici verso dinamiche outcome-based

attraverso piattaforme multicanale di ricomposizione sociale, marketplace di pooling della domanda e professionalizzazione dell’offerta, appalti, contratti e affidamenti con logiche orientate al risultato. Queste nuove logiche potranno essere applicate per innovare tutti gli ambiti del welfare locale ma per realizzare questo cambiamento occorreranno però, tanto nel Terzo Settore quanto nella Pubblica Amministrazione: cultura, competenze, abilità, strumenti, proattività e generatività. Perché il cambiamento può essere un’occasione ma spetta a noi coglierla e prepararci adeguatamente per non disperderla.